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Malattia e Prevenzione: Per una diagnosi precoce…
   
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  Per una diagnosi precoce…

L’American Cancer Society (ACS) pubblica, all’inizio di ogni anno, le raccomandazioni aggiornate relative alle misure preventive utili per evidenziare precocemente la presenza di una neoplasia.

Screening del cancro della mammella.
Lo screening del cancro della mammella è giustificato dal fatto che la sopravvivenza è strettamente correlata all’estensione della malattia alla diagnosi, essendo molto superiore allorché il tumore primitivo è di piccole dimensioni rispetto ad una neoplasia estesa in sede regionale o a distanza. Non esiste un limite superiore di età oltre il quale lo screening non è consigliato. Esso è raccomandato sempre fino a che la donna si trova in buono stato di salute. Nel caso di donne a rischio più alto di cancro della mammella, lo screening va iniziato più precocemente, ma è opportuno consultare il medico.
L’esame più efficace per la diagnosi precoce di cancro della mammella è la mammografia.
Con la diffusione dell’uso della mammografia, si è avuto anche un aumento considerevole del numero di diagnosi di carcinoma duttale in situ.
Si tratta di un carcinoma preinvasivo, guaribile nel 100% dei casi con appropriata terapia, la cui diagnosi consente anche di attuare misure preventive per ridurre il rischio di comparsa di un carcinoma invasivo della mammella nel corso della vita della paziente.
L’esame mammografico con finalità di screening in donne asintomatiche viene eseguito in due proiezioni. Con le moderne apparecchiature, la dose di radiazioni somministrata per proiezione è di soli 1-2 milliGray (0.1-0.2 rad) ed è ritenuta responsabile di meno dell’1% dei cancri della mammella diagnosticati.
L’effetto delle radiazioni, tuttavia, è in rapporto all’età ed è trascurabile per esposizione dopo i 40 anni,
cioè proprio allorché si consiglia di iniziare lo screening mammografico. L’esecuzione della mammografia, pertanto, può tradursi in enormi benefici con un rischio praticamente quasi inesistente. La minor efficacia dello screening mammografico nelle donne più giovani è in rapporto alla “densità” della ghiandola mammaria che rende più difficile la valutazione radiografica della mammella. Poiché una piccola percentuale di tumori può non essere evidenziata dalla mammografia, è molto importante che le donne eseguano mensilmente l’autopalpazione del seno e si sottopongano annualmente ad una visita senologica.
L’esame clinico delle mammelle dovrebbe essere effettuato preferibilmente 8-10 giorni dopo l’inizio del ciclo mestruale e prima di eseguire la mammografia. L’autoesame del seno è di per sé di efficacia limitata poiché l’identificazione di un nodulo mammario palpabile non rappresenta una diagnosi veramente “precoce”. Tuttavia, esso è ritenuto utile nel ridurre l’incidenza della percentuale di tumori
in fase avanzata e di decessi da cancro della mammella.

Screening del carcinoma della cervice uterina.
Il Pap-test è il test di screening più largamente usato in tutto il mondo ed è riconosciuto efficace nel ridurre sia l’incidenza che la mortalità per carcinoma della cervice uterina. I risultati sono particolarmente positivi nell’ambito di programmi di screening organizzati, nei quali si ottiene una maggiore partecipazione di donne ad elevato rischio di sviluppare la neoplasia. Le donne sottoposte ad intervento di isterectomia subtotale (quindi, con conservazione della cervice) devono effettuare il Pap-test in accordo con le raccomandazioni
per le donne a rischio medio. Lo screening per il carcinoma della cervice non è, invece, indicato nel caso in cui l’intervento sia stato di isterectomia totale (quindi, con rimozione della cervice) per una malattia benigna dell’utero. Il Pap-net applica la tecnologia dei computer per identificare gli esami falsamente negativi nell’ambito di quelli interpretati come normali.
Importante è anche considerare il test per HPV. Se la donna sceglie di eseguirlo, è bene sia informata sul fatto che: a) un test positivo per HPV non sta a significare la presenza di una malattia sessualmente trasmessa, ma piuttosto un’infezione acquisita sessualmente;
b) virtualmente tutte le donne che hanno rapporti sessuali sono esposte all’HPV per cui l’infezione è molto comune;
c) l’infezione da HPV è in genere asintomatica e non è pericolosa;
d) un test positivo per HPV non sta ad indicare la presenza di un cancro ed inoltre la stragrande maggioranza delle donne con test positivo non svilupperà una neoplasia avanzata della cervice uterina.

Screening del carcinoma del colon-retto.
Lo screening dei tumori colorettali è particolarmente efficace sia perché consente la diagnosi
di carcinomi in fase iniziale sia perché è possibile la rimozione di polipi adenomatosi, riconosciuti come potenziali precursori del carcinoma del colon-retto. Nei soggetti ad alto rischio di carcinoma rettale, lo screening dovrebbe essere iniziato più precocemente e/o effettuato più frequentemente rispetto a quanto riportato nella tabella. Mentre l’esplorazione rettale rientra nella valutazione medica di routine, ma non è ritenuta di grande efficacia nel ridurre la mortalità da cancro del retto, la ricerca del sangue occulto nelle feci può, di fatto, salvare vite umane. Essa risulta positiva nell’1-5% della popolazione non sottoposta precedentemente a screening; nel 2-10% di questi casi è indicativa della presenza di un cancro, mentre nel 20-30% dei casi è espressione della presenza di adenomi. Naturalmente, i soggetti con test positivo devono sottoporsi a colonscopia. Esitono due metodi per è il test al guaiaco ed è gravato da un’elevata percentuale di falsi-negativi (casi in cui il test è negativo in presenza di un tumore) e di falsipositivi (casi in cui il test è positivo in assenza di un tumore). I falsi positivi possono essere in rapporto all’ingestione di certi cibi, vitamine o farmaci (per esempio, carne, alcuni frutti e verdure, vitamina C, aspirina) nei giorni precedenti la raccolta del campione di feci. Sono, quindi, necessarie alcune restrizioni dietetiche e, considerato che il sanguinamento di tumori
o polipi è intermittente, è opportuno prelevare campioni di feci per tre giorni consecutivi.
L’altro è un metodo immunoistochimico che utilizza anticorpi diretti contro la porzione globinica intatta dell’emoglobina umana.
Esso, pertanto, non richiede restrizioni dietetiche ed ha una maggiore specificità rispetto al test al guaiaco perché non reagisce con l’emoglobina non umana, vitamine, farmaci o altro. Inoltre, poiché la globina proveniente da perdite di sangue della parete alta del tratto gastro-intestinale va incontro a processi di digestione, il test è specifico per il sangue occulto proveniente dal grosso intestino. La
raccomandazione è, quindi, di preferire l’effettuazione annuale del test immunoistochimico. Non vi è motivo di ripetere il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci dopo un iniziale test positivo.
I migliori risultati si ottengono allorché alla ricerca del sangue occulto nelle feci si associa l’esame endoscopico. Sebbene venga fatta una distinzione tra rettosigmoidoscopia (esplo- razione del retto e del sigma che sono le parti del grosso intestino dove origina il 40-50% di tutti i tumori del colon-retto) e colonscopia (esplorazione di tutto il grosso intestino), è da notare che in Italia viene in genere eseguita
preferenzialmente quest’ultima.
Alcune ricerche mirano a identificare test o metodiche più vantaggiose rispetto a quelle tradizionali. Tra i primi, il più promettente sembra essere la ricerca nelle feci di mutazioni del DNA. Ciò è giustificato dal fatto che il processo di cancerogenesi che conduce alla formazione di un carcinoma del colon-retto è caratterizzato da una serie di mutazioni a carico del DNA e che molecole di DNA, provenienti da tumori colorettali o polipi adenomatosi, vengono rilasciate continuamente nelle feci. Questo esame appare essere più specifico della ricerca del sangue occulto nelle feci, ma è da considerarsi ancora in fase sperimentale.
Una metodica in via di sviluppo in alteranativa alla colonscopia tradizionale è la colonscopia
TC o colonscopia virtuale. Mediante esame con TC (TAC) spirale e con un appropriato programma informatico, sono create immagini bi- e tri-dimensionali dell’interno del colon in modo da simulare una colonscopia convenzionale. I vantaggi sembrano essere considerevoli, ma la metodica richiede studi
ulteriori.
Un’ulteriore nuova metodica è la videoendoscopia con capsula, formalmente chiamata M2A Capsule. Essa è costituita da una capsula, contenente un sistema fotografico miniaturizzato che, una volta deglutita, dà immagini del tratto digestivo fino a un massimo di 8 ore. Questo sistema è stato finora
usato per studiare la parte alta del tratto gastrointestinale (stomaco e piccolo intestino) e non vi sono evidenze in supporto del suo uso per la diagnosi precoce di polipi o tumori del colon-retto.

Screening del carcinoma della prostata.
Gli esami raccomandati per la diagnosi precoce di tumore della prostata sono l’esplorazione rettale e la determinazione nel sangue dei livelli di PSA (Prostate Specific Antigen) una volta l’anno iniziando all’età di 50 anni.
Negli uomini ad alto rischio (parenti di primo grado con diagnosi di cancro della prostata in giovane età), l’inizio dei test dovrebbe essere anticipato all’età di 45 o anche 40 anni.
L’ecografia transrettale può essere di grande utilità in casi selezionati. Complessivamente, esistono evidenze che lo screening del cancro della prostata può migliorare la prognosi di questa malattia.

Checkup per tumori.
Attualmente, il mezzo più efficace per ridurre il numero di morti causate da tumori è costituito dalla diagnosi precoce. Pertanto, oltre a partecipare ai programmi di screening di provata efficacia è importante considerare anche un checkup orientato in senso oncologico. Incontri periodici con i medici sono di sicura utilità per ricevere consigli su fumo, dieta, attività fisica e sostanze cancerogene ambientali ed occupazionali. Nel corso di una visita medica, possono essere esaminati tiroide, cavità orale, linfonodi, ovaie, testicoli e cute. Di questa può essere valutata la sensibilità ai raggi solari: più a rischio sono i soggetti con carnagione chiara, capelli rossi o biondi, occhi azzurri o grigi, che facilmente si scottano al sole e difficilmente si abbronzano.
Possono anche essere evidenziate lesioni a rischio la cui rimozione chirurgica è garanzia di un’efficace prevenzione nei confronti di tumori cutanei invasivi.
Queste misure sono in grado di ridurre la mortalità per tumori cutanei e, soprattutto, per melanoma.”


I testi sono tratti dal libro del Prof. Massimo Lopez “Cancro. Conoscerlo per imparare a sconfiggerlo” Società Editrice Universo, Roma 2003 – 2007
Si ringrazia il Prof. Lopez, Direttore Divisione di Oncologia Medica B, Istituto Regina Elena di Roma, per la gentile concessione dei contenuti.

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